Retribuzione e occupazione
di
Carlo Pisani
in Colloqui Giuridici sul Lavoro, 2014
1. L’argomento della riduzione dei salari per fronteggiare l’emergenza occupazionale è ovviamente delicatissimo anche perché in questo campo i giuslavoristi sono tributari di altre scienze, prima tra tutte l’economia.
Per quanto di nostra competenza, si può affermare che la gravità della crisi occupazionale richiede risposte coraggiose e innovative.
Pertanto occorre una radicale riconciliazione con il principio di realtà.
Questa realtà ci dice che l’Europa ha il 7% della popolazione mondiale, il 25% del Prodotto Lordo mondiale, il 50% delle spese per Welfar State mondiale. Nel secondo semestre dell’anno l’economia dell’Eurozona è tornata ad essere stagnante. Perfino la stessa Germania ha visto restringere il suo Pil dello 0,2 % (fonti Eurostat, 14 agosto 2014).
Per mantenere la generosità inefficiente del Welfare statale europeo (50% delle spese mondiali per il 7% della popolazione), che pesa in modo quasi insostenibile sulla competitività nei confronti dei Paesi emergenti, occorrerebbe importare il modello dei Paesi del nord Europa, i quali, con scelte coraggiose, hanno abbassato le tasse e ridotto la spesa pubblica, senza perdere in efficienza nella protezione sociale.
Purtroppo da noi tutto ciò non è fattibile, sicché occorre agire sugli altri fattori che incidono in tal senso, e cioè salari e pensioni.
Sempre per restare in Germania, Berlino ha già riformato il mercato del lavoro e ha una struttura dei salari che, a dire degli economisti, si adatta bene al ciclo economico. Il modello tedesco sul lavoro da molti punti di vista è una storia di successo indiscutibile. Con un mix di alta flessibilità, efficienti servizi all’impiego e regole che obbligano chi vuole il sussidio ad accettare ogni lavoro. Dal 2004 al 2013 il tasso di disoccupazione in Germania è diminuito dal 10,5% al 5,3%. E soprattutto l’occupazione complessiva è aumentata per otto anni consecutivi, a quota 42 milioni di unità.
Uno dei fattori che ha dato vita a quello che è stato chiamato “miracolo occupazionale” (Joberwunder), è stato quello dei lavori pagati massimo 450 euro al mese (c.d. mini o midi job) su cui le aziende in pratica non pagano tasse e contributi.